sabato 27 dicembre 2014

Il Marketing sensoriale nel design

19 dicembre 2014 settima lezione di Mind Marketing tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti -LABA di Torbole 




In questa lezione abbiamo contestualizzato il tema dell'incontro precedente al mondo del design, dando corpo agli input dell'altra volta su luce, sensi, idea e applicazione.
Il design rientra nell'ambito del marketing sensoriale attraverso oggetti che si osservano
( vista ) e si toccano ( tatto). Lo studio di un oggetto di design avviene in modo diretto attraverso delle valutazioni a priori e indiretto o inconscio, e in questo caso ci viene in aiuto il Mind Marketing per guidarci verso la strada della buona progettazione.
Il colore è uno degli elementi principali che fa scattare un'emozione,
COLORE-SENSAZIONE-SENTIMENTO-PAROLE-VALORI
Nello scorso incontro si definiva il colore come qualcosa che non esiste materialmente ma si manifesta, oggi aggiungiamo che la sua vibrazione ci porta all'acquisto perchè la scelta di un colore genera dei sentimenti che sono sempre associati a ciò che acquistiamo. Nel Mind Marketing uno schema che ci torna utile è quello delle cosiddette bad words, aggettivi che usiamo nel linguaggio comune per descrivere cose o persone come : terra terra, sfigato, tamarro, ingenuo naif ...etc, ogni parola si colloca negli otto poliemozionali superficiali che abbiamo analizzato nelle scorse lezioni e ce ne fanno comprendere meglio i significati. Abbiamo fatto degli esempi in classe, prendendo diversi oggetti, ne abbiamo analizzato i colori, ad esempio il fucsia si colloca nella sfera tra eccitazione e aggressività, le sue bad words sono tamarro, bastardo dentro, il nero è nella sfera del pathos, ad esso sono associate parole come secchione, rompic., sfigato. Le sensazioni e i colori sono importanti tanto quanto lo sono le forme, tutto è collegato e mirato a generare quei valori che ti portano a scegliere un oggetto piuttosto che un altro, il fine ultimo di un designer.
Ciò che progettiamo è un concept che arriva alle persone in un determinato modo attraverso una codificazione collettiva:
codificazione visiva, sfera dello sguardo
codificazione auditiva
codificazione musicale, quindi sfera dell'ascolto
codificazione antropografica, rapporto tra segno e ambito culturale (uomo-segno).

Progettare quindi significa tenere presente l'importanza della forma, del colore e di quelle sensazioni che nascono dall'osservazione, l'importanza del materiale per vivere l'oggetto toccandolo e ascoltando il rumore che questo contatto ci regala, senza mai dimenticare che veniamo da un ambito culturale preciso per cui ad ogni forma, colore, rumore sono associati precisi orientamenti collettivi.  

lunedì 22 dicembre 2014

La Teoria del colore e le sue applicazioni

12 dicembre 2014
Tema dell'incontro di oggi: La Teoria del colore e le sue applicazioni
I relatori lo strategy manager, professore di marketing Corrado Corradini, l'arch. Enrico Vucemillo, professore di cromatologia, il direttore della Laba, Roberto Dolzanelli e il responsabile marketing di Nordzinc Alessio Pesenti, presso la Libera accademia di belle arti- LABA




L'incontro di oggi è iniziato con l'intervento di Corrado Corradini sui colori legati ai Chakra, sulla correlazione tra sentimenti, colori, forme, vibrazioni e suoni e la loro applicazione nel campo del design e graphic design per arrivare a una creatività nuova e consapevole.
Intervento dell'arch. Enrico Vucemillo
Cos'è il colore? Come nasce?
Ad oggi associamo l'idea di colore ad uno schermo del computer ma i colori digitali non sono reali. Il colore nasce nel 1400 con il ''De Pittura'' di Leon Battista Alberti. Nel ''De Pittura'' si parla di colori come pigmenti che nascono dalla natura come il giallo di napoli per esempio. La natura ispira da sempre grandi artisti, facendo un tuffo nel passato ricordiamo i capolavori di Piero della Francesca, Giotto e molti altri. Il colore quindi è unico e non riproducibile, caratterizzante di un artista. Noi designer e graphic designer, più che dall'attualità dovremmo partire dal patrimonio artistico culturale italiano che da sempre ci rende unici, associando il colore all'esperienza e alla collaborazione con l'utenza in modo nuovo e intelligente.



Intervento del direttore Roberto Dolzanelli
La luce è di natura metafisica, noi non la vediamo ma è quella che ci fa vedere le cose (luce-materia) e quindi anche i colori. Ma perchè la vediamo? Perchè la coscienza interna è luce, ciò che è dentro di noi si proietta fuori e viceversa. Ma esiste anche il suo opposto, l'oscurità, e anche in questo caso il buio e fuori ma è anche dentro, il nostro subconscio, la nostra parte più oscura. Potremmo dire che:
Luce è ragione, la nostra parte razionale, si posiziona in alto, a livello della testa
Oscurità è istintiva, la nostra parte irrazionale, si posiziona in basso, a livello degli organi sessuali
Ma dove si incontra tutto questo? Nel cuore, nella sfera quindi dei sentimenti, lì dove tutto si può creare, nella sfera del sogno. Le persone che creano sono nella sfera del sogno dove ciò che nasce è razionale e inconscio allo stesso tempo, dove quello che siamo fa nascere qualcosa di nuovo.
Ma tornando al colore, esso è come la luce non esiste materialmente ma si manifesta. Il colore è li dove la luce e l'oscurità si incontrano, come nell'arcobaleno, i suoi colori non esistono ma noi li vediamo perchè? Perchè l'oscurità del temporale lascia spazio alla luce del sereno. Prendiamo un colore, il verde: è l'unione di giallo e blu, di caldo e freddo, di luce e oscurità e ciò che ci regala è un emozione. Il verde ci dona relax, benessere, pace, si colloca nella sfera del sogno, laddove la luce incontra l'oscurità.

Intervento del responsabile marketing Nordzinc Alessio Pesenti
Nordzinc usa il verde! Il responsabile marketing parla della scelta del verde come di una scelta istintiva, inconsapevole, forse per i ragionamenti fatti prima, forse perchè è l'unione tra il rosso passione e il blu tecnologia, che da sempre caratterizzano le aziende presenti nel settore della più recente Nordzinc.
Nordzinc è un'azienda che nasce nel 1999 e si occupa della lavorazione dei metalli. Nordzinc è la prima azienda che utilizza il verde nel suo settore, il colore quindi la differenzia e la caratterizza dalle altre. Ad ogni colore è associato un significato come il rosso ferrari (potenza,passione..), il blu bmw (tecnologia) etc.
Nordzink associa il verde all'ecosostenibilità, al ''Pensare verde''. Con Nordzink nasce il sistema Triplex un processo protettivo per l'acciaio che pone attenzione al completo ciclo di vita del prodotto, operando su un sito produttivo certificato Emas.

Alessio Pesenti parla di come il verde sia diventato parte della sua vita, perchè se lavori credendo nelle idee e nei principi dell'azienda ne abbracci ogni aspetto raggiungendo insieme a lei il successo.

martedì 9 dicembre 2014

Il mapping mentale psicolinguistico

5 Dicembre 2014 sesta lezione di Mind Marketing tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA


Nel post precedente abbiamo analizzato come le sensazioni degli otto poliemozionali superficiali siano determinanti per il mercato pubblicitario, oggi invece ci sposteremo sulle emozioni che da essi si generano attraverso delle parole chiave.
Un' emozione si divide in quattro effetti:
Reazioni fisiologiche (battito cardiaco,tensione muscolare etc);
Reazioni affettive (piacere, dolore etc.);
Reazioni valutative ( valutazione come mi piace,non piace etc);
Reazioni adattative ( interazione, lotta, fuga etc).
La nostra vita si basa sulle emozioni e ad esse sono sempre associate parole, oggetti, persone, suoni e segni. Prendiamo il segno, un aspetto caratterizzante del design, nello specifico la lampada Arco dei fratelli Castiglioni, la sua realizzazione risale al 1962 ed è a oggi attualissima. Il suo è un potente segno che genera nell'immaginario collettivo una forte emozione oggi come allora.
Gli otto poliemozionali racchiudono parole e aggettivi legati alla sfera affettiva, emozionale, a stereotipi personologici e alle macroaree del prezzo e alle cosiddette bad words, un modo sempre più usato di attribuire aggettivi a sensazioni usando il lessico comune. Prendiamo concretamente un concept: il telefonino, esso si posiziona nel poloemozionale dell'euforia, ad esso sono associati aggettivi come successo, superuomo e soldi, nella sfera affettiva all'adolescente, nel sistema personologico al creativo e amante, nel prezzo all'Immagine (costa ma vale), a sua volta alle bad word paraculo e fighetto. Un altro concept: banca, nel poloemozionale del pathos, ad esso vengono associati segreto, status, morte sovrano. lusso(vale molto,costa troppo), secchione, rompic...


Numerosi sono i test emotivi, il mapping che ci riportano oggi questi dati. Alla base di questi test dobbiamo tenere sempre presente che viene individuato un ''Positioning Emotivo collettivo'' non individuale su un gruppo di persone proveniente da un'entità culturale omologa e confrontabile, ad ogni paese si associano valori culturali differenti. I valori culturali dettano abitudini, modi di fare, di dire, cultura linguistica che determinano questi studi e che orientano i brand e in generale il marketing verso determinate direzioni e scelte.
Nel post sulla pubblicità avevo sottolineato come generare un'emozione sia essenziale per un designer. Le mappe mentali del sistema psicolinguistico ci servono a questo, da un concept iniziale riusciremo a capire in che sfera emotiva si collocherà, quale sarà il target e soprattutto i suoi valori all'interno della società. In questo modo la creatività di un designer verrà indirizzata ad un sicuro successo.

domenica 30 novembre 2014

Il mapping della mente emotiva o Mind Marketing

28 Novembre 2014 quinta lezione di Mind Marketing tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA

In questa lezione abbiamo analizzato meglio i tre driver che governano l'inconscio: l'energia,l'empatia e l'esistenza in relazione a ciò che originano, ossia ''i principali poli emozionali superficiali'' (felicità-pathos, euforia-disforia o depressione, eccitazione-relax, aggressività-serenità) e le loro macroaree.
L'Energia è la cosiddetta pulsione qualcosa quindi di automatico, spesso irrazionale e irragionevole. Si può sintetizzare nell'istinto lotta fuga, attacco-ritirata etc. È un sistema di allarme che ci accomuna al mondo animale.
L'Empatia partendo dal rapporto piacere-paura è quel vettore che ci fa scegliere inconsciamente: amico-nemico, gioia-dolore etc. L'empatia è quindi positiva o negativa.
L'Esistenza differenzia se i valori sono materiali o trascendenti oppure quando ciò che sembra materiale nasconde un valore trascendente. Non si compra un vestito Armani per coprirsi dal freddo (valore materiale) ma si compra ''fascino in tessuto''(valore trascendente).
L'empatia e l'esistenza sono i vettori o driver che differenziano maggiormente l'uomo dall'animale.
Insieme invece determinano la pulsazione vitale di un individuo.
L'inconscio con questi tre driver origina otto poliemozionali superficiali che sono determinanti per il mercato pubblicitario.


Felicità e Pathos (sofferenza) sono i driver superficiali emotivi più semplici e intuitivi. La felicità sottointende un driver ludico ossia una voglia di ridere e giocare, che se in eccesso genera puerilità. La felicità è associata alla capacità di sorprendere, vale sia per i rapporti personali che per l'acquisto di un prodotto. Il pathos invece sottointende un driver carismatico, che lo controlla e se in eccesso genera la paura.
La felicità come la sofferenza hanno un potente mercato anzi si acquista di più quando siamo posizionati sulla sofferenza perchè la società ci ha insegnato a spendere per essere felici e soddisfatti.


Euforia e Depressione: l'euforia incarna spesso il driver mitico ossia l'esaltazione e certezza di poter fare qualsiasi cosa, la depressione al contrario è impotenza, passività, incarna il driver del masochismo. È difficile pensare a un mercato generato dalla depressione invece basti pensare all'acqua di colonia, al vermouth, a macchine uscite dal mercato e ormai immaginari collettivi, come la Duna etc che rappresentano quindi quel tipo di consumatori.


Serenità e aggressività: la serenità è legata al driver affettivo quindi a un livello di mercato che punta su questo, basti pensare a Barilla, Conad, Lavazza.
L'aggressività è legata al driver megalomanico quindi ha tutto ciò che è trasgressivo, distruttivo, dominante come gli alcolici per esempio.



Potremmo infine definire i poliemozionali superficiali come caratteristiche culturali emozionali perchè fondamentali per il pubblicitario se questo le adegua ai valori condivisi di una società che sono appunto differenti in ogni paese.




lunedì 24 novembre 2014

La centralità della psiche emotiva nel marketing

21 Novembre 2014 quarta lezione di Mind Marketing tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA di Torbole

Nel Marketing il fattore emozionale (Emotional Price) ci fa percepire il prezzo inferiore del 33% rispetto al prezzo reale.
Oltre il 70% dell'impulso d'acquisto è emotività e solo il restante occupa la psiche razionale.
Questi dati ribadiscono e sottolineano come l'uomo sia orientato oggi, come allora verso reazioni emotive istintive rispetto a reazioni razionali e ponderate. In numerosi studi di ricerca psicolinguistica è rilevante come la comunicazione verbale, composta essenzialmente da suoni, generi delle vibrazioni, che con il loro significato riuniscono una collettività di persone verso una scelta comune, come accade per il colore che genera precise emozioni. Nell'alfabeto sanscrito, per esempio le 33 lettere principali corrispondono a 33 divinità perchè ad ogni lettera dell'alfabeto è associato un suono che a sua volta ci spinge verso una precisa scelta.
In una società dai valori condivisi la frequenza o vibrazione di una lettera parola o frase si basa su una preferenza collettiva, per cui risultiamo estremamente prevedibili agli occhi del Marketing moderno. In un test fatto in classe abbiamo votato tra le lettere dell'alfabeto AEIOU quale fosse la più profumata e quale la più maleodorante, il risultato è che c'è una preferenza collettiva statisticamente provata. Per esempio nelle pubblicità la lettera più profumata sarà centrale nelle pubblicità dei detergenti per la casa e così via.
Ma cosa determina queste scelte?
A livello inconscio la mente lavora su tre drivers: l'energia, l'empatia e l'esistenza, basati sui simbolismi: ad ogni segno un significato. I tre drivers lavorano insieme e vengono percepiti da una collettività di persone che condivide i medesimi valori.
Ad ogni soggetto che emette suoni e segni corrisponde un soggetto che riceve. Così per la pubblicità, ecco perchè è estremamente importante sapere a che sfera di valori condivisi la pubblicità si sta rivolgendo per avere una ricezione immediata e sicura del messaggio. Le pubblicità sono diverse in ogni paese perchè differenti sono i valori linguistici e collettivi.


L'energia mentale: genera un movimento potenziale. Ad ogni segno un significato.
L'empatia è il movimento, è la base del rapporto umano, stabilisce mi piace, non mi piace come nella pubblicità.
L'esistenza è l'elemento che ci rende consapevoli di esistere e scegliere.
La base dei tre drivers è una energia costante.


domenica 16 novembre 2014

Il DreamsLab della Scuola Normale Superiore di Pisa

DreamsLab (Dedicated Research Environment for Advanced Modeling and Simulations) è un laboratorio inaugurato dalla Suola Normale Superiore di Pisa nel 2012. Il team è composto dal direttore Prof. Barone e da trenta scienziati tra ricercatori e dottorandi. DreamLab si occupa della visualizzazione e della manipolazione tridimensionale di dati con una simulazione che si avvicina molto alla realtà. Il cuore del laboratorio è Cave3D, un ambiente virtuale riconfigurabile. Indossando occhialini speciali si è completamente immersi nel mondo virtuale. L’operatore riesce a muoversi all’interno di molecole, spezzarle e ricomporle con le mani, variare le forze che agiscono tra le parti, alterare le sequenze, simulare il funzionamento di sistemi complessi, fino a controllarne i processi in modo da progettare dei nuovi prodotti in un vasto settore di attività, che abbraccia la farmaceutica, la produzione di nuovi materiali, lo studio di processi percettivi, il design industriale. É stata rivolta una particolare attenzione ai Beni Culturali per la visualizzazione di luoghi storici non accessibili al pubblico o non esistenti,come l'Agorà di Segesta, completamente ricostruita in questo laboratorio, la ricontestualizzazione di oggetti storici e un database che registra e conserva opere d'arte. 
Inoltre il sistema Cave 3d è integrato con tavoli interattivi, scanner tridimensionali e stampante 3d. Insomma il DreamLab offre al pubblico l'unione della realtà con il mondo virtuale, un futuro sempre più attuale.


sabato 15 novembre 2014

Gli effetti dell'emotività nel Marketing: Emotional price e Intention to buy

14 Novembre 2014 terza lezione di Marketing strategico tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA di Torbole

''Non esistono prodotti cari, ma prodotti che non sanno trasmettere segnali di valore in relazione al loro prezzo'' 
Ricollegandoci al post precedente ossia l'importanza della parte emozionale nell'atto d'acquisto questa frase aggiunge un altro punto, come l'immagine percepita dell'oggetto genera un'emozione che abbassa il valore reale dell'oggetto e ci induce ad acquistarlo tanto che il prezzo viene messo in secondo piano.
Molto studi di mercato hanno trovato una costante matematica tra il price sensitivity o emotional price ossia la percezione emotiva del prezzo e l'Intention to buy o intenzione d'acquisto. Le due parti infatti, creano una bilancia mentale tra il prezzo e il valore percepito per qui se cresce il valore percepito, rispetto al prezzo, sale il mio Intention to buy ossia acquisto,viceversa, se cresce il prezzo o meglio il sacrificio d'acquisto rispetto alla parte emozionale quasi sicuramente non acquisterò il prodotto.



Ma quali valori determinano l'Emotional price?
<gusto personale
<reputazione sociale
<marca
<pubblicità
<promozioni
<prestazioni del prodotto
etc
-valori negativi



L'Emotional price è anche premium price ossia quella politica per cui i prodotti ad alto prezzo sono ricollegabili all'alta qualità. Chi acquista prodotti ad alto costo si sente premiato al momento dell'acquisto perchè crede di aver acquistato un prodotto qualitativamente più alto di altri.

lunedì 10 novembre 2014

Gli effetti dell'emotività nel Marketing

7 novembre 2014 seconda lezione di Marketing strategico tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti -LABA di Torbole



Nel Marketing classico abbiamo visto come le 4P ne siano il fondamento: Procuct, ossia il prodotto o servizio, Price, il prezzo, Promotion, la promozione o comunicazione e Place, la localizzazione o il posto.
Ma quanto incide l'emotività nel Marketing?
L'emotività ne è alla base. L' USP per esempio rappresenta il prodotto in sé mirando alla sua vendita ma per arrivare alle persone utilizza una frase emozionale. Allora nel marketing moderno non dovremmo piuttosto parlare di ESP emotional selling proposition ?

Ad oggi gli operatori del Marketing dividono il prodotto in due parti, una ''hard'' ossia la sua immagine sempre più uguale tra i diversi competitors e una ''soft'' o ''emotional'' ossia quella che attiva dei valori emozionali nelle persone, che si identificano in un prodotto e lo acquistano. In sostanza la spiritualità e la materia del prodotto. Per esempio esistono un sacco di patatine in commercio, facilmente provenienti dalla stessa linea produttiva, simili quindi tra loro. Ma noi scegliamo sempre le stesse. È più importante l'immagine che la realtà delle cose? Forse, ma l'unica certezza è che la parte emozionale che un prodotto attiva è decisiva per il suo acquisto. 

mercoledì 5 novembre 2014

La pubblicità

31 ottobre 2014 prima lezione di Marketing strategico del nuovo anno accademico, tenuta dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA di Torbole

Steve Jobs disse '' Io permetterò a migliaia di persone di avere la musica in tasca perchè la musica è emozione, arriva al cuore''.
La parola d'ordine per noi designer è emozione, disegnarla e venderla. Questo processo è frutto di una comunicazione, che attiva dei valori palesi o nascosti nelle persone, che si identificano nel prodotto e lo acquistano. La pubblicità è comunicazione, è la trasmissione di questi valori.
Tutti i giorni la pubblicità ci induce a comprare un oggetto, un servizio o ad abbracciare una filosofia di pensiero facendoci credere che noi l'abbiamo scelta.
Ma noi abbiamo veramente scelto tutto questo?
Ora vediamo meglio come la pubblicità agisce su di noi.
Tutti noi siamo costantemente bombardati da input, che ci cambiano, ci ispirano, ci fanno riflettere o agire d'impulso. Tutto dentro e fuori noi si muove velocemente creando inevitabilmente un rapporto di dualità che ci porta a delle scelte: Mi piace o Non mi piace? I pubblicitari lo sanno e agiscono su questo, perchè quando ti piace scegli: Lo compro o Non lo compro? o meglio Posso o Non posso? Un energia costante che ci attrae o ci respinge proprio perchè si tratta di identificarsi in certi valori. Noi per la pubblicità siamo quindi un campo ossia uno spazio in cui muoversi simboleggiato da un cerchio vuoto. Nel mezzo del cerchio c'è un punto, la nostra coscienza che continua a muoversi per gli input costanti. Prima di acquistare dovremmo fermarci, determinare il nostro punto di scelta, centrandoci nel cerchio immaginario così da essere sempre coscienti di ciò che scegliamo perchè da questo dipende la nostra libertà.

Per comprendere meglio il meccanismo delle pubblicità ne ho analizzate dieci e ho notato come la donna ne faccia da padrona. Dalla pubblicità di Calzedonia dove Julia Roberts indossa in diversi momenti della giornata i loro prodotti, a Claudia Schiffer che ''preferisce guidare una tedesca '' nella pubblicità della Opel, anche nella pubblicità della Clio della Renault una donna in carriera è la protagonista, passiamo poi alla casalinga della pubblicità della Vanish, alla dottoressa e alla mamma nella pubblicità della Pampers, alla sportiva Federica Pellegrini per lo shampoo Head&Shoulders, alle diverse pubblicità come quella della Polase o del Buscofen Act dove una donna comune cura i propri malesseri, alle pubblicità mirate all'acquisto di capi d'abbigliamento come H&M e showroomprive o zalando a tanti altri.
Molte pubblicità raffigurano la donna in svariate vesti e tutto questo agisce sulla mentalità collettiva. Alcuni pensieri si possono riassumere in ''Gli uomini agiscono, le donne appaiono'' ''Gli uomini guardano le donne'' Le donne guardano se stesse mentre sono guardate'' e via dicendo. Tutto questo innesca inevitabili meccanismi sulla relazione uomo donna e anche sul rapporto delle donne con se stesse.

Se volgiamo uno sguardo sul mercato pubblicitario (dati del 2013) che frutta Ml euro è proprio la Tv che con il 55% occupa la maggior parte della fetta seguita dai quotidiani 14%, da Internet 8 %, periodici 8 % ,transit 2%, outdoor 1% e altri. Tutto questo rafforza la tesi di quanto la pubblicità sia parte della nostra quotidianità e la influenzi.

giovedì 30 gennaio 2014

Conclusioni di fine corso

23 gennaio 2014 ultima lezione di Marketing strategico dove propongo le mie conclusioni finali sul corso tenuto dal docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA di Torbole




In questo post propongo una visione personale sul Marketing strategico toccando gli argomenti che nelle lezioni mi hanno stimolato e interessato maggiormente.
La prima cosa che il Marketing strategico insegna è avere una vision chiara. La vision è fondamentale per perseguire un obbiettivo, l'ho scritta nel mio primo post e questo mi ha aiutato a chiarirmi le idee e soprattutto a prendere coscienza sulla strada da percorrere per raggiungerlo. Ho sempre pensato che perseguire un obbiettivo richiedesse sforzi e sacrifici invece da questo corso mi sono convinta che se tutto è ben pianificato ed organizzato la meta sarà raggiungibile senza fatica. Ma tutto sta, ritornando alla vision, al chiaro obbiettivo che abbiamo nella testa, la confusione o meglio l'indecisione non sono buoni alleati del Marketing strategico. Ma essendo esseri umani, capiterà sicuramente di avere dei momenti di indecisione e scoraggiamento. Fare una semplice analisi Swot anche sulla carta di un vecchio scontrino, aiuta a chiarirsi le idee o almeno individua i punti negativi e le minacce che ci stanno bloccando la strada e come riuscire a superarle resta a noi con un buon piano organizzativo. Anche per le aziende definire l'area strategica d'affari è fondamentale per il loro successo sul mercato e applicando le matrici Boston, General Eletric e Ansoff l'obbiettivo sarà a breve, a portata di mano. Un altro aspetto di queste lezioni che mi ha particolarmente fatto ragionare è il mondo dei brand. La nostra società offre la scelta semplicemente tra un brand e un altro, tutto gioca intorno a quei valori che questi brand creano nella nostra mente. Siamo bombardati da immagini e spot pubblicitari che alla fine senza neanche pensarci acquistiamo solo quello che ci propongono. Adesso guardo con più attenzione le pubblicità che scorrono alla tv, e quando mi capitano in mano i prodotti che ho in casa cerco di capire se il frutto del loro acquisto sia l'efficacia della loro Usp. Tutto questo mi ha fatto riflettere sul rapporto che noi abbiamo con gli oggetti che acquistiamo, hanno per noi dei valori, sono qualcosa che desideriamo e nello stesso tempo sono scontati poco dopo il loro acquisto e volerne acquistare altri è tutto frutto del buon marketing che le aziende fanno sopratutto attraverso la pubblicità, i pay off e la Usp dei loro prodotti che ci entrano nella mente, spesso diventando dei miti.

domenica 19 gennaio 2014

Marketing strategico: Il Posizionamento

16 gennaio 2014 nona lezione di Marketing strategico sul Posizionamento a cura del docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA di Torbole.



Il posizionamento è una strategia fondante del Marketing strategico mirata a collocare un prodotto nella mente del consumatore. La sua teorizzazione risale al 1968 da Al Ries e Jack Trout nel saggio “The Positioning Era Cometh”.
Il posizionamento si basa sul concetto di attratività ossia sulla creazione di un'immagine precisa nella mente del consumatore, collegata a un insieme di valori che attraverso la percezione verranno immediatamente associati a un prodotto, a un brand o ad una azienda. Il posizionamento crea la reputazione di un prodotto, di un'azienda o brand, valorizzandone i caratteri distintivi e quest'ultima aumenta, se evidenziati i suoi punti di forza o quel "qualcosa in più". Molto spesso questo surplus non è reale, perchè il consumatore è spinto da un impulso emotivo che lo porta ad agire irrazionalmente al momento dell'acquisto, per questo molto spesso scegliamo un brand perchè è bello e per nessun altro motivo. Quest'azione impulsiva è generata dagli influencer, ossia chiunque orienti la propria opinione verso determinati valori in direzione di un audience, o target di riferimento generale. I 'media' e il 'web' sono potenti influencer perchè indirizzano i valori associati ad un prodotto verso un target preciso, che ne garantisce l'efficacia di vendita
Non sempre un prodotto risponde al soddisfacimento di un desiderio ma spesso il bisogno di averlo ci viene indotto.
Tutto il lavoro degli Influencer arriva a definire un target identitario composto da chi sposa un prodotto, un luogo o brand e la loro reputazione, attraverso la qualità percepita. Questo step fidelizza il consumatore portandolo alla scelta e all'acquisto di un brand rispetto ad un altro. I valori generati dall'oggetto e i valori da noi percepiti ci inducono a scegliere un prodotto rispetto ad un altro e tale scelta rispecchia sempre i nostri valori come singoli individui.
Un esempio di posizionamento è l'investimento di Audi per lo sviluppo e ricerca, negli ultimi anni che l'ha pian piano risollevata dalla sua reputazione del passato di ''saponetta'' e che la vedeva perdente per esempio rispetto ad Alfa Romeo. Oggi Audi è in tutti i film d'azione proprio perchè vuole imporsi come macchina sportiva migliore al mondo ed in questo modo è l'Audi stessa l' influencer su un audience che siamo noi, possibili acquirenti del marchio Audi.
Lo schema sopra riportato non è mai fisso ma variabile nel tempo.

domenica 12 gennaio 2014

Marketing immaginativo: la Unique Selling Proposition

9 gennaio 2014 ottava lezione sul Marketing immaginativo dedicata alla Unique selling proposition a cura del docente Corrado Corradini presso la Libera accademia di belle arti-LABA di Torbole



La Unique selling proposition o USP è il tratto distintivo originale dell'azienda o del prodotto.

Il termine fu coniato da Rosses Reeves il quale sosteneva che per vendere bisognava essere semplici, chiari e incisivi. A lui si attribuisce, dal 1960 l'inizio del marketing moderno.
La USP è una frase, un suono o un'immagine a primo impatto molto simile al pay-off di un'azienda ma in realtà i due concetti sono differenti. Il pay off riguarda il brand, la vision aziendale e la memoria visiva, ci porta quindi a ricordare un marchio rispetto ad un altro, un esempio è “Just Do It” della Nike. La Unique selling proposition invece partendo dal comune obbiettivo del pay-off, riguardante la memoria visiva ossia il posizionamento preciso nella mente del consumatore,si distingue per il suo intento, quello di indurci all'acquisto immediato di un prodotto, facendocelo prediligere rispetto alla concorrenza e rendendolo inimitabile. L'unicità e l'irrepetibilità devono essere quindi i tratti distintivi della unique selling proposition.
La USP di un'azienda sarà in linea con il suo pay-off se quest'ultimo viene sostenuto da una chiara è definita vision. Uno dei casi più riusciti è per esempio "Enjoy" di Coca Cola. Con il suo “Gusta” ci induce sia a ricordarla nella mente sia ad acquistarla per il benessere che il messaggio ci comunica.

Possiamo quindi racchiudere la Unique selling proposition in tre concetti chiave:

> La frase deve trasmette un'immagine chiara al fruitore, riassunta in parole suoni o immagini. Il messaggio che viene trasmesso deve evidenziare il beneficio specifico nell'acquisto di un prodotto.
> La proposta deve essere unica e non replicabile. L'essere unica e inimitabile si estende sia alla marca che al prodotto.
> L'obbiettivo del messaggio è quello di generare un forte impulso all'acquisto da parte del consumatore e di essere così attrattivo da far muovere le masse.

La Unique Selling Proposition è usata dalle prime 500 aziende globali che rappresentano, attualmente, il 70% del mercato globale. 

Tra le aziende, rispetto al passato, si è generata una competizione sulla USP. Il più efficace porterà ai vertici l'azienda in quanto riuscirà a fare del cliente un fedele consumatore di quel prodotto specifico e a renderlo nel contempo insoddisfatto dei prodotti della concorrenza. La USP è quindi uno strumento primario per il posizionamento del prodotto nella mente del consumatore creando con quest'ultimo un rapporto duraturo nel tempo e per la sua differenziazione rispetto agli altri prodotti sul mercato. Un esempio è il caso Gilette che negli anni ha migliorato costantemente i suoi prodotti mantenendo il loro concetto di unicità che da allora come oggi li differenzia sul mercato.

La Unique selling proposition è una sorta di trasmettitore di mito, tanto che la sua efficacia non solo permette che il messaggio si imprima nella testa del consumatore, ma anche che quest'ultimo lo tramandi alle generazioni avvenire proprio come un mito, come qualcosa che vale la pena tramandare. La USP spinge a prendere una decisione al momento dell'acquisto attivando i quattro ambiti mentali dell' intuito, pensiero razionale, sentimento e percezione istintiva come studia in maniera approfondita il Mind Marketing.

Questi sono alcuni esempi di Unique selling proposition chiari, che invitano all'acquisto determinando un rapporto duraturo nel tempo con il consumatore. Io li ho scelti guardando i prodotti a cui siamo ''affezionati'' da anni a casa mia e in effetti la loro USP si è rivelata convincente e deduco che sia il motivo che ci ha portato ad acquistarli. Provate anche voi se il risultato è lo stesso.





venerdì 10 gennaio 2014

"Pollock e gli Irascibili"

Considerazione sulla mostra "Pollock e gli Irascibili" presente fino al 16 febbraio a Palazzo Reale, Milano 



La mostra ha presentato ai visitatori il panorama artistico che negli anni '50 vedeva come protagonista la città di New York. Questo nuovo centro di riferimento artistico racchiude una profonda rottura con la tradizione, portata avanti dai giovani artisti americani che all'epoca si stavano affermando. 
La radicale trasformazione dell'arte passata è determinata da un abbandono della figuratività per dare spazio alla libertà del segno pittorico dell'artista e il rapporto che questo ha con la tela stessa, spesso di grandi dimensioni. Il contesto storico è fondamentale per capire l'arte del periodo, siamo alla fine della seconda mondiale, il mondo ha visto davanti a sé morte e distruzione e gli artisti allo stesso modo, forse con una sensibilità in più, vivono questo tragico momento. C'è un profondo desiderio di cose nuove e di dare una scossa a quel ''ritorno all'ordine'' che gli artisti ritenevano colpevole della grande guerra ed è così che si sviluppa l'Espressionismo astratto. I due rami di questo nuovo movimento americano sono l'Action Painting che vede come maggior esponente Jackson Pollock e la gestualità del segno pittorico e il filone del Color Field, diversamente caratterizzato da una meditata distribuzione del colore sulla tela generando, con questa tecnica, un quadro meditativo che vive grazie alla interazione tra fruitore e artista. Uno dei maggiori esponenti del color Field è Marc Rothko, che abbiamo ammirato nel percorso conclusivo della mostra. Ma non solo, il gruppo degli Irascibili, così chiamati dopo essere stati esclusi da una mostra organizzata nel Metropolitan Museum Art di New York del 1950, comprende tra gli altri Willem de Kooning, Franz Kline, Arshile Gorky, Robert Motherwell, Clyfford Still, dalla moglie di Pollock, Lee Krasner .
L'ambiente proposto a Palazzo reale, con la sua luce soffusa e le pareti nere ti portava a porre la giusta attenzione sugli artisti presenti e meditare sul loro operato. Il dipinto che mi ha colpito di più e forse il fulcro della mostra è stato il Number 27 del 1950 di Jackson Pollock. Guardarlo da vicino è di grande impatto, soprattutto pensando alla tecnica usata, quella del dripping, ci si può immaginare l'artista all'opera. Camminando intorno alla tela fa colare questi colori che si sovrappongono, come a strati uno sull'altro. L'effetto del grigio metallico conferisce un maggior peso all'opera e cattura maggiormente l'attenzione. Proseguendo, nella sala adiacente, la visione del filmato a testa in su, di Pollock all'azione, è stata oltre che rilassante, suggestiva. Alzando lo sguardo si poteva leggere una frase molto bella dell'artista, che è sostanzialmente la traduzione in parole di quello che appena un attimo prima abbiamo visto nel filmato. La frase diceva : “ Non dipingo sul cavalletto (…) sul pavimento mi trovo più a mio agio. Mi sento più vicino al dipinto, quasi come fossi parte di lui,  in questo modo posso camminarci attorno, lavorarci da tutti e quattro i lati ed essere letteralmente dentro al dipinto. (…)” 
Molti altri artisti si susseguono a Pollock, ognuno con uno stile diverso, ma con un esperienza forte di vita che li accomuna, sopratutto per la guerra vissuta. Diciamo che ognuno porta la sua esperienza e la fine tragica che accomuna la maggior parte di questi artisti sta secondo me nella loro natura stessa dell' artista visto come figura sensibile e fragile. Un artista vede le cose con un occhio diverso dagli altri e riesce a trasmettere il suo dramma interiore. 
Prendiamo Willhelm de Kooning presente nelle sale successive a Pollock. Lui ci presenta una donna aggressiva del dopoguerra o Kline ci presenta la contraddizione della vita metropolitana attraverso forti e violente contrapposizioni di bianco e nero.
L'altro artista che mi ha colpito molto, e purtroppo c'erano solo due delle sue opere è Marc Rothko. Mi aveva affascinato già a lezione ma vedere le sue grandi opere davanti è stato sicuramente stimolante. Ho voluto sedermi difronte ai suoi quadri per fare come lui voleva, cioè fermarsi e riflettere. I colori erano caldi ma la stesura aveva un non so che di inquietante, forse perchè ricordavo la forma rettangolare generata dal colore richiamare la tomba ebraica. Apprezzo molto questo artista e soprattutto la coerenza tra l'obbiettivo della sua arte e le scelte nella vita. Come rinunciare all'incarico dei dipinti per la sala del Four Seasons al Seagram Building a New York. Avrebbe potuto forse dare una svolta alla sua vita ma il suo concetto di arte non era degno dei ricchi che avrebbero seduto al tavolo di questo ristorante. 
Insomma nel complesso la mostra è stata molto stimolante e sicuramente vedere con i propri occhi ciò che si studia sui libri ti fa riflettere maggiormente. Soprattutto si parlava della grandezza dei dipinti, poi quando li vedi dal vivo ti rendi veramente conto di quanto siano grandi e dell'intensità dei colori e delle forme.
Peccato fosse poco presente Pollock ma osservare i lavori degli Irascibili ti dà un ampia visione dell'arte del periodo e cosa era cambiato negli animi delle persone.

"IL BUON DESIGN" di Dieter Rams

"Less but better" di Dieter Rams entra a pieno titolo nel design di oggi




Dieter Rams, nato a Wiesbaden, Germania, il 20 maggio1932 è uno dei più influenti product designer della fine del XX secolo. Rams ha studiato e lavorato come architetto per alcuni anni fino a quando si è unito alla Braun, azienda tedesca che produce elettrodomestici di consumo. Nel 1961 è diventato il direttore del dipartimento di design, una posizione che ha tenuto per quasi 35 anni sviluppando e mantenendo un linguaggio visivo elegante, leggibile e rigoroso.
E' caratterizzante la sua frase memorabile ''Less but better'' traducibile in "Meno, ma meglio" che racchiude l'essenza del suo lungo lavoro come designer.  A tal proposito in un intervista di Alessandro Mendini, pubblicata su Domus nell'aprile 1984 Rams dice: 

"ll principio importante, per me, nella progettazione è: togliere il non-essenziale per metter l'essenziale in evidenza. Buon design per me significa: meno design possibile"

e ancora

"La produzione di massa dovrà trasformarsi in produzione di qualità. Il contributo del designer sarà importantissimo. Dovremo riuscire a rendere i prodotti più facilmente comprensibili – farli parlare, per così dire, con i mezzi del design. La qualità del design richiede esperienza, bravura, tenacia, diligenza e creatività (...)"

Il suo lavoro non cerca di essere al centro dell'attenzione, anzi permette di diventare parte dell'ambiente in cui si trova attraverso la precisione e l'ordine.





All'inizio degli anni '80 dietro la scrivania del suo studio Dieter Rams si domandò: “Is my design good design?”, la domanda che tutti i designer nel corso del loro lavoro progettuale si domandano e con il quale spesso combattono. Da quella domanda nascono i 10 principi del ''buon design'' per il quale Rams è particolarmente noto e che sopratutto l'hanno portato a sviluppare prodotti industriali di massa utilizzati quotidianamente da milioni e milioni di persone e sui quali vale la pena soffermarsi.

Il buon design è...

1.Good design is innovative – Un buon design è innovativo
Non copia le forme di prodotti esistenti, non produce novità per il solo scopo di farlo. L’essenza dell’innovazione deve essere chiaramente visibile in tutte le funzioni di un prodotto (o progetto). Entro questi limiti le possibilità sono infinite. Lo sviluppo tecnologico offre continuamente soluzioni innovative.

2. Good design makes a product useful – Un buon design rende utile il prodotto
Un prodotto viene acquistato per essere utilizzato. Deve servire per un determinato proposito, sia nella sua funzione primaria che in quelle secondarie. Il principale obiettivo del design è di ottimizzare l’utilità di un prodotto.

3. Good design is aesthetic – Un buon design è esteticamente attraente
La qualità estetica di un prodotto ed il fascino che sprigiona è parte integrante della sua utilità perchè i prodotti vengono utilizzati ogni giorno e devono avere un effetto sulle persone e sul loro benessere.

4. Good design makes a product understandable – Un buon design aiuta la comprensibilità di un prodotto
Chiarifica la struttura dell’oggetto. Ancora meglio, può “far parlare” il prodotto. Quando il design è ben studiato è in grado di spiegare da solo il funzionamento dell’oggetto, risparmiando tempo ed impegno all’utente finale.

5. Good design is unobtrusive – Un buon design non è intrusivo
I prodotti che soddisfano questo criterio vengono comunemente definiti “strumenti”. Non sono né oggetti decorativi né pezzi d’arte. Il loro design deve perciò essere neutrale e lasciar spazio all’utilizzatore di esprimere se stesso.

6. Good design is honest – Un buon design è onesto
Un oggetto progettato onestamente non promette qualità o caratteristiche che non possiede. Non deve influenzare o manipolare gli acquirenti e gli utilizzatori.

7. Good design is long-lasting – Un buon design dura nel tempo
Evita di essere alla moda, non apparendo,perciò, mai vecchio.

8. Good design is through down to the last detail – Un buon design si riconosce anche nei piccoli dettagli
Nulla deve essere arbitrario o lasciato al caso.

9. Good design is environmentally-friendly – Un buon design si preoccupa dell’ambiente
Il design deve contribuire al benessere dell’ambiente e delle sue materie prime, evitando l'inquinamento fisico, per esempio utilizzando materiali della zona e quello visivo per tutto il ciclo di vita del prodotto.

10. Good design is as little design as possible – Un buon design è invisibile
Ritorniamo alla purezza, ritorniamo alla semplicità.


Questi dieci punti sono una buona guida per la professione del designer e soprattutto attuali e in linea con l'essenzialità e l'intuitività che oggi si richiede al design. A tal proposito è nota l'influenza del design di Rams nei lavori di Jonathan Ive, designer per Apple, in prodotti come l'iMac, l'iPod, e l'iPhone. Ad esempio l'applicazione calcolatrice dell'iPhone è basata sullo stile della Braun ET66 disegnata da Rams.